Morto Emilio Fede, ma prima della fine aveva confessato quello che tutti sospettavano su Mediaset

L’Italia si sveglia oggi con una notizia che ha scosso il mondo del giornalismo e della televisione: Emilio Fede è morto all’età di 94 anni. Il celebre conduttore televisivo e direttore di testata si è spento presso la Residenza San Felice di Segrate, vicino Milano, dove era ricoverato da tempo a causa delle precarie condizioni di salute. La morte di Emilio Fede segna la fine di un’era del giornalismo italiano, chiudendo una carriera durata oltre sessant’anni.

La notizia della morte di Emilio Fede sta dominando le ricerche online e i social media, con migliaia di italiani che cercano informazioni sul giornalista che ha rivoluzionato il modo di fare televisione nel nostro Paese. Non c’è da stupirsi: Fede non era solo un professionista dell’informazione, ma un’istituzione che ha attraversato diverse epoche della storia italiana, lasciando un segno indelebile nel panorama mediatico nazionale.

Emilio Fede morto: la carriera di un pioniere del telegiornalismo

Nato nel 1931, Emilio Fede ha iniziato la sua straordinaria avventura giornalistica negli anni Sessanta come inviato di guerra per la RAI, viaggiando in oltre 40 paesi e documentando conflitti e crisi internazionali. Tuttavia, è negli anni Ottanta che la sua figura assume contorni leggendari, quando diventa direttore del Tg1 e introduce in Italia format televisivi completamente rivoluzionari.

Chi può dimenticare la storica maratona televisiva di 18 ore durante la tragedia di Vermicino nel 1981? Fu proprio Emilio Fede a inventare quella che oggi conosciamo come “televisione del dolore”, trasformando un evento drammatico in un fenomeno mediatico di portata nazionale. Questa intuizione, per quanto controversa, anticipava di decenni quello che sarebbe diventato il DNA della televisione commerciale italiana, influenzando generazioni di giornalisti e conduttori.

Studio Aperto e il regno ventennale al Tg4

Il vero capolavoro professionale di Fede arriva nel 1991, quando fonda Studio Aperto, la prima testata giornalistica privata nazionale, aprendo la strada a una nuova concezione dell’informazione televisiva. L’anno successivo, nel 1992, approda alla direzione del Tg4, dando vita a quello che sarebbe diventato noto come il “fenomeno Fede”.

Per vent’anni consecutivi, dal 1992 al 2012, Emilio Fede è stato il volto indiscusso dell’informazione Mediaset, costruendo un rapporto di fiducia totale con Silvio Berlusconi che diventerà uno dei tratti più caratteristici della sua carriera. Il suo stile giornalistico apertamente schierato, spettacolare e coinvolgente, sempre al limite tra informazione pura e intrattenimento, ha fatto scuola e scandalo in egual misura, influenzando profondamente il panorama televisivo italiano.

La vicenda giudiziaria e gli ultimi anni di Emilio Fede

Nel 2012, il regno televisivo di Fede si interrompe bruscamente a causa del coinvolgimento nell’inchiesta “Ruby”, che porterà alla sua condanna definitiva nel 2019 a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione minorile. La vicenda giudiziaria ha segnato profondamente gli ultimi anni della sua esistenza, anche se per motivi di salute e età aveva ottenuto il differimento della pena e misure alternative alla detenzione.

Sposato dal 1963 con la giornalista e parlamentare Diana de Feo, dalla quale ebbe due figlie, Sveva e Simona, Fede aveva vissuto un altro grande dolore nel 2021 con la perdita della moglie, evento che lo aveva profondamente provato negli ultimi anni di vita. Questi lutti personali si erano aggiunti alle difficoltà professionali e legali, rendendo sempre più fragile la sua condizione psicofisica.

L’eredità controversa del giornalista Emilio Fede

I funerali di Emilio Fede si terranno giovedì presso la parrocchia Dio Padre di Segrate, a Milano 2, chiudendo definitivamente una parabola umana e professionale che ha attraversato la storia recente del nostro Paese. La sua morte rappresenta la fine di un’epoca del giornalismo televisivo italiano, un periodo che difficilmente potrà ripetersi con le stesse caratteristiche.

L’eredità di Emilio Fede rimane profondamente controversa: i suoi estimatori lo ricordano come un giornalista coraggioso e innovativo, capace di anticipare i tempi e di trasformare l’informazione in un prodotto televisivo coinvolgente e popolare. I suoi detrattori, invece, lo accusano di aver contribuito all’imbarbarimento del dibattito pubblico e di aver messo il giornalismo completamente al servizio del potere politico ed economico.

Che lo si ami o lo si critichi, il “fenomeno Fede” ha sicuramente lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva degli italiani. Con la morte di Emilio Fede se ne va un pezzo importante della nostra storia televisiva, un’epoca irripetibile che ha definito il modo in cui milioni di italiani si sono informati per oltre vent’anni. La sua scomparsa chiude definitivamente un capitolo fondamentale del giornalismo televisivo italiano, lasciando un vuoto che difficilmente potrà essere colmato.

Quale aspetto del fenomeno Fede ha segnato di più la TV?
La maratona di Vermicino
La fondazione di Studio Aperto
I 20 anni al Tg4
La televisione del dolore
Il rapporto con Berlusconi

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