Ecco i 6 disturbi psicologici più comuni tra manager e dirigenti, secondo la psicologia

I Disturbi Psicologici più Comuni tra Manager e Dirigenti: Quello che Nessuno ti Dice sui Capi

Pensi che essere il capo sia tutta una questione di bonus milionari e decisioni importanti prese dal tuo ufficio con vista panoramica? Ripensaci. La realtà è molto più complessa e, diciamolo pure, piuttosto inquietante. Dietro quella facciata di sicurezza e controllo totale si nasconde spesso un mondo di ansie, paranoie e meccanismi psicologici che farebbero impallidire uno psicologo.

Il Mind Health Report di IPSOS-AXA ha rivelato che il 28% degli italiani ha manifestato disturbi mentali nell’ultimo anno, con il lavoro come principale fonte di stress. Ma cosa succede quando sali sempre più in alto nella piramide aziendale? Spoiler: non è quello che ti aspetti.

La Sindrome dell’Impostore: Quando il Successo ti Fa Sentire un Fake

Partiamo dal disturbo più diffuso tra chi occupa posizioni di comando: la sindrome dell’impostore. Anche se non è ufficialmente riconosciuta nel manuale diagnostico DSM-5, questa condizione psicologica è ampiamente documentata e colpisce in modo particolare manager, dirigenti e persone con ruoli di responsabilità.

Ma di cosa si tratta esattamente? È quella vocina che sussurra: “Prima o poi si accorgeranno che non hai la minima idea di quello che stai facendo” mentre sei seduto in una sala riunioni e tutti pendono dalle tue labbra. Quella vocina ha un nome scientifico.

Questa sindrome si manifesta attraverso un cocktail esplosivo di perfezionismo estremo, paura costante di essere smascherati come incompetenti e l’incapacità totale di interiorizzare i propri successi. È particolarmente diffusa tra donne manager e giovani leader.

I sintomi sono facilmente riconoscibili: lavorare fino allo sfinimento per dimostrare il proprio valore, attribuire ogni successo alla fortuna o all’aiuto degli altri, evitare nuove sfide per paura di fallire, sentirsi in ansia prima di ogni decisione importante e confrontarsi costantemente con i colleghi, sempre sfavorevolmente.

Il Lato Oscuro del Narcisismo Manageriale: Quando l’Ego Prende il Controllo

Se la sindrome dell’impostore rappresenta il lato insicuro del disagio manageriale, dall’altra parte dello spettro troviamo qualcosa di completamente diverso: il disturbo narcisistico di personalità. E no, non stiamo parlando di quello che si fa i selfie tutto il giorno.

Il narcisismo manageriale è una bestia molto più sofisticata. Secondo il DSM-5, si caratterizza per un pattern pervasivo di grandiosità, bisogno patologico di ammirazione e una mancanza di empatia che può diventare tossica per l’intera organizzazione.

La cosa più interessante è che alcune caratteristiche narcisistiche possono effettivamente aiutare a raggiungere posizioni di comando: carisma naturale, sicurezza nelle decisioni, capacità di prendere scelte difficili senza farsi troppi problemi. Il guaio è quando questi tratti si estremizzano e diventano disfunzionali.

Il manager narcisista manifesta comportamenti specifici: ricerca eccessiva di riconoscimento, scarsa empatia verso i collaboratori, tendenza alla manipolazione e decisioni orientate esclusivamente al proprio vantaggio. Il risultato? Micromanagement opprimente, turnover elevato e un clima aziendale che sa di veleno.

Corporate Psychopaths: Quando l’Ufficio Diventa un Thriller Psicologico

Ed eccoci arrivati alla parte che ti farà guardare il tuo capo con occhi diversi. Gli studi condotti dallo psicologo forense Nathan Brooks nel 2016 suggeriscono che circa il 20% dei dirigenti presenta tratti psicopatici significativi. Prima di farti prendere dal panico, chiariamo subito: non stiamo parlando di serial killer in giacca e cravatta.

I corporate psychopaths sono individui che mostrano caratteristiche come manipolazione emotiva sofisticata, assenza totale di rimorso per le decisioni che danneggiano altri, charme superficiale ma efficacissimo e un’abilità nel mentire che farebbe invidia a un attore professionista.

Il problema è che in un ambiente aziendale iper-competitivo, queste caratteristiche possono essere facilmente scambiate per leadership forte o pragmatismo necessario. Alcuni individui con questi tratti riescono a scalare le gerarchie aziendali con una facilità che dovrebbe far riflettere.

Come Riconoscere i Segnali d’Allarme

  • Tendenza sistematica a scaricare sempre le colpe sui subordinati
  • Promesse che non vengono mai mantenute
  • Decisioni che favoriscono unicamente il proprio interesse
  • Fredda indifferenza verso l’impatto umano delle proprie scelte

Ansia da Prestazione: Quando l’Eccellenza Diventa una Prigione Mentale

Se pensavi che arrivare ai vertici significasse finalmente poter tirare un sospiro di sollievo, ti sbagli di grosso. L’ansia da prestazione cronica è forse il disturbo più comune tra i dirigenti, ed è devastante per chi la vive.

Non parliamo della normale tensione prima di una presentazione importante, ma di uno stato costante di allerta che può portare a sintomi fisici debilitanti: insonnia cronica, problemi digestivi, cefalee persistenti e, nei casi più gravi, veri e propri attacchi di panico durante le riunioni.

L’ansia da prestazione manageriale è spesso accompagnata da perfezionismo patologico e isolamento sociale. Il manager ansioso tende a controllare ossessivamente ogni dettaglio, delegare il minimo indispensabile e lavorare un numero di ore che sfida le leggi della fisica e della sanità mentale.

Il meccanismo è semplice quanto distruttivo: più controlli tutto personalmente, più pensi che niente possa andare storto. Il risultato pratico? Un esaurimento garantito e un team completamente demotivato che smette di prendere qualsiasi iniziativa.

Burnout Manageriale: Quando la Batteria Mentale è Completamente Scarica

Il burnout tra i dirigenti ha caratteristiche uniche rispetto a quello che colpisce altri lavoratori. Mentre un impiegato può teoricamente staccare la spina a fine giornata, un manager spesso porta con sé il peso delle decisioni ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il burnout come una sindrome caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale. Nei manager si manifesta con cinismo crescente verso l’azienda e i collaboratori, sensazione di inefficacia nonostante i risultati oggettivi, e quella che gli psicologi chiamano depersonalizzazione: iniziare a vedere le persone come numeri piuttosto che come esseri umani.

È come avere un’applicazione che consuma batteria in background e non si può mai disinstallare. La conseguenza più grave? Molti manager sviluppano il complesso del controllore totale, convincendosi che delegare equivalga a perdere il controllo della situazione.

L’Isolamento del Comando: Quando Essere ai Vertici Significa Essere Soli

Una delle sfide psicologiche meno discusse del management è l’isolamento sociale progressivo. Salendo nella gerarchia aziendale, molti dirigenti si trovano in una terra di nessuno relazionale: non più uno del team ma nemmeno parte del circolo ristretto dei vertici assoluti.

Questo isolamento può portare a una distorsione pericolosa della percezione della realtà aziendale. Senza feedback onesti, alcuni manager sviluppano visioni sempre più disconnesse da quello che accade realmente nell’organizzazione.

La mancanza di supporto emotivo genuino alimenta comportamenti compensatori disfunzionali: alcuni manager iniziano a cercare validazione attraverso il micro-management ossessivo, altri diventano eccessivamente permissivi per essere amati dal team, altri ancora si trincerano dietro un’autorità sempre più rigida.

Il Peso Emotivo delle Decisioni: Quando Ogni Scelta Costa Caro

Una caratteristica spesso sottovalutata del disagio psicologico manageriale è quello che gli esperti chiamano carico decisionale. Pensa a quante decisioni deve prendere un dirigente in una sola giornata: dalle scelte strategiche che influenzano il futuro dell’azienda ai licenziamenti che cambiano letteralmente la vita delle persone.

Ogni decisione porta con sé un peso emotivo specifico, e questo peso si accumula nel tempo come interesse composto. Il fenomeno è conosciuto come decision fatigue ed è documentato come causa di esaurimento delle risorse cognitive e aumento delle decisioni impulsive o, paradossalmente, della procrastinazione estrema.

Alcuni manager sviluppano paralisi decisionale, la tendenza a rimandare scelte difficili fino all’ultimo momento possibile. Altri diventano iperattivi nel prendere decisioni, come se l’azione costante potesse alleviare l’ansia dell’incertezza. Entrambi gli approcci sono potenzialmente distruttivi.

Fattori che Aggravano la Situazione

  • Culture aziendali dove il fine giustifica i mezzi
  • Ambienti dove lavorare quattordici ore al giorno è considerato standard
  • Contesti dove ammettere difficoltà viene percepito come debolezza
  • Carenza di servizi di supporto psicologico aziendale

La Via d’Uscita: Quando Chiedere Aiuto Diventa un Atto di Coraggio

La buona notizia è che riconoscere questi pattern psicologici è il primo passo fondamentale per uscirne. Sempre più aziende stanno investendo seriamente in programmi di benessere psicologico specifici per i propri dirigenti, coaching specializzato per la gestione dello stress e consulenze personalizzate.

Gli studi più recenti dimostrano che l’investimento in programmi di supporto psicologico per manager è direttamente associato a miglioramenti nella produttività generale, riduzione significativa del turnover e minori costi per assenteismo e malattie correlate allo stress.

Il punto chiave è comprendere che avere difficoltà psicologiche in un ruolo manageriale non rappresenta un fallimento personale, ma spesso è la conseguenza naturale di pressioni strutturali che richiedono strumenti specifici e supporto professionale per essere gestite efficacemente.

La salute mentale di chi guida un’organizzazione non è solo una questione privata, ma ha impatti diretti e misurabili su centinaia o migliaia di altre persone. Investire nel benessere psicologico dei manager non è solo eticamente giusto, ma rappresenta anche una scelta economicamente intelligente per qualsiasi azienda che voglia davvero essere competitiva nel lungo termine.

Dietro ogni grande leader c’è spesso una persona che sta imparando faticosamente a gestire pressioni che la maggior parte di noi non può nemmeno immaginare. E questo merita molto più comprensione e supporto concreto di quanto non riceva attualmente nel panorama aziendale italiano.

Quale disturbo psicologico vedi più nei leader?
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